IL GUERRIERO E LA PRINCIPESSA

L'agente speciale si appiattì sul pavimento. Era di vitale importanza avvicinarsi senza fare il minimo rumore: anche il più piccolo errore avrebbe compromesso la missione. Il bersaglio era di spalle e vulnerabile... Era il momento di agire...
    "Buuh!" gridò Leonardo.
La mamma fece un salto sulla sedia e un gridolino di spavento interruppe la quiete di quel giorno di primavera. Un sorriso soddisfatto riempiva la faccia di Leonardo, cinque anni e tanta energia.
    "Così fai alla mamma?"
L'orgoglio di essere una vera spia illuminò gli occhi scuri del bambino.
    "Cosa fai, mamma?"
    "Rammendo i tuoi pantaloni."
    "I miei preferiti..." disse con un tono preoccupato.
    "Infatti. Li metti sempre nelle tue scorribande e sulle ginocchia si sono aperti due grossi buchi. Ci metterò delle toppe."
La mamma fece vedere la gamba del pantalone che aveva appena finito: una grande toppa blu scuro era cucita sulla stoffa blu acceso.
    "Questa è finita, ora farò l'altra."
    "Anch'io!" Emma, due anni scarsi e tanta curiosità, aveva lasciato la bambola con cui stava giocando all'ombra del portico e si era avvicinata alla mamma. Voleva partecipare anche lei.
    "Questi sono di Leonardo. Poi cucirò un bel fiocco rosso sul vestitino, così sarai bellissima alla tua festa di compleanno."
    "Fiocco rosso" disse Emma cercando con noncuranza di prendere il fiocco dal cesto del cucito della mamma.
    "No! Emma, non si fa...". Gli occhi grigio-azzurri della bambina luccicarono per le prime lacrime che tra poco sarebbero sgorgate. "Ci sono gli aghi qua dentro, è pericoloso..."; gli angoli della bocca rosa si erano già piegati verso il basso, pronti a trasformarsi nel pericoloso broncio che tutti in famiglia conoscevano. "Perchè non vai in giardino a giocare con tuo fratello?"
Il sorriso cancellò il muso e l'eccitazione illuminò gli occhi della bambina che disse: "Sì, sì." Intraprendente prese la mano di Leonardo e lo trascino sull'erba del giardino. Lui non era altrettanto entusiasta: era contento di stare con Emma, ma era pur sempre molto più piccola di lui.
    "Prendi le bambole che le portiamo con il passeggino."
    "Sì, sì."
Mentre Emma si allontanava per adempiere al compito assegnatole, Leonardo indossò l'armatura che gli aveva fatto la mamma con il cartone e la carta stagnola ed impugnò la spada di legno che papà gli aveva comprato alla fiera. Mentre la principessa Emma raggiungeva il castello della madre, il guerriero Leonardo doveva affrontare una difficile sfida. Sette draghi si erano nascosti tra le sabbie del deserto. Avevano ucciso e depredato: in molti avevano cercato di trovare rimedio, ma senza successo. Solo lui era in grado di fronteggiare tali mostruose creature, perchè lui era il guerriero più forte dell'universo. Avvicinandosi a quel luogo maledetto si potevano scorgere le teste dei sette draghi uscire dalle sabbie roventi: Masticone, Cornato, Unglione, Lamalunga, Dentiguzzi, Sputaghiaccio e Sparafuoco, il più pericoloso di tutti, il loro capo.
La corazza gli proteggeva il petto, perchè i draghi cercano sempre di colpirti al cuore... per mangiarselo. La spada poderosa era pronta e affilata per tagliare le loro teste. Un passo veloce seguito da un vigoroso fendente e già due dei sette erano finiti stramazzati al suolo. Ancora un passo verso le creature colte di sorpresa...
    "Anch'io! Mio!" disse Emma prendendo una delle bottiglie di plastica infilzate nella sabbia. A lei piaceva Dentiguzzi. La mamma aveva disegnato tanti denti neri nella bocca del drago e due grandi occhi rossi. La bimba prese la bottiglia e la mise nel passeggino, insieme alle sue bambole.
    "Mammaaa!" disse Leonardo cercando comprensione e appoggio: non era giusto interrompere il gioco in questo modo.
    "Cerca di avere pazienza, vuole solo giocare con te" rispose la mamma dal portico poco distante, apparentemente non conscia del grave comportamento della figlia.
Emma intanto stava cercando di dare il biberon a Dentiguzzi e Leonardo già si dirigeva verso il fondo del giardino, puntando verso la casetta di legno chiaro con il tetto verde. La mamma se ne accorse e disse con tono deciso: "Non andare dietro alla casetta..."
    "No, mamma."
    "Anch'io vado" disse Emma accorgendosi di quello che stava succedendo. Con passi piccoli ma veloci seguì il fratello, ma si fermò appena vide che Leonardo si era fermato accanto alla casetta degli attrezzi. Ne aveva paura e non voleva mai avvicinarsi. Ed era proprio per questo che Leonardo si era spostato fin lì.
    "Principessa Emma, torna al castello, dalla regina. Io devo scavare la trappola per il Mostro."
    "Anch'io voio!" disse la bambina con rammarico.
Lì a terra, vicino alla piccola buca c'era ancora la paletta di plastica rossa che Leonardo aveva usato il giorno precedente. Il potente guerriero appoggiò la sua fidata spada a terra e si mise a scavare nei pressi dell'antro del Mostro.
Dentro la catapecchia di legno, il Mostro nascondeva le sue vittime: bambini e bambine che si erano allontanate troppo dai loro genitori. Ma solo lui sapeva che il Mostro si nascondeva dietro quella casupola, tra la parete di legno senza finestre e il grande muro di pietra. Dal pertugio proveniva odore di muffa e di erba bagnata e lì il buio era sempre nerissimo, anche quando splendeva il sole.
Ma il coraggioso guerriero avrebbe impedito che il Mostro facesse ancora del male. Stava preparando una trappola: una buca profondissima dove il cattivo sarebbe caduto appena avesse tentato di uscire dal suo nascondiglio per agguantare la sua prossima vittima. Il terreno, man mano che scavava, diventò ben presto troppo duro e pieno di sassi e di radici. La pala rossa come il fuoco che stava usando non era più di alcun aiuto, ma lui sapeva dove trovarne una migliore. Aprì la porta dell'antro e il sole poté entrare per illuminare la grande pala di ferro appoggiata alla parete.
    "Lenado! No... Anch'io." disse la principessa, senza però fare un passo. La voce raggiunse il guerriero, ma lui non le diede retta. La mano tremava un po' mentre si allungava verso la pala, ma con decisione Leonardo l'afferrò e... Un suono di legno e metallo lo disorientò e prima di riconoscere rastrello e piccone, questi gli erano già caduti sulla schiena. Dolorante, sollevò la faccia dal pavimento sporco giusto in tempo per vedere un'ombra nera avvicinarsi a lui. Non poteva vederlo direttamente, ma un profilo tenebroso si stagliava sulla parete illuminata dal sole. La paura lo fece gridare. Il Mostro era ormai sopra di lui... e una manina si appoggiò sulla sua spalla. Non era il Mostro, era Emma che voleva aiutarlo.
    "Lenado. Issa sù" disse la principessa. Fece forza piegando le gambe e prese con le mani il pesante manico di legno che si era abbattuto sul fratello, sollevandolo. Il guerriero, ormai liberato, abbracciò la principessa.
    "Leonardo, Emma, che cosa è successo?" disse la mamma preoccupata, con il fiato corto per aver corso fino lì.
    "Mamma! Emma è una principessa guerriera, devi fare anche a lei una corazza come la mia.", disse Leonardo prendendo per mano la coraggiosa sorella.
    "Sì, sì. Anch'io voio!" disse sorridendo la bimba mettendo in evidenza il dentino nuovo che le era appena spuntato.